“La mia passione è nata così, da un fiore, quello che disegnava Maria Cristina su fogli di carta quando scriveva bellissime frasi per me…” (1988)

È qui, in questo lasso di tempo, alternando dei lunghi periodi di meditazione e soffermandosi in maniera “maniacale” sull’uso dei pigmenti e sulla ricerca della gestualità, si delinea la sua unicità, uscendo sempre fuori dagli schemi!

Si inizia a intravedere quelli che in futuro sarebbero stati i nuclei tematici caratteristici della sua attività: la riflessione sul ruolo dell’immagine nella società dei mass media, le influenze della cultura “pop” americana, l’uso del colore e la forte indole sperimentale.

Non si è mai omologato a quella o altre visioni d’importazione. Alla fine, la cifra ultima è sempre sua, anche nell’incertezza, anche dove non riesce. Ed è difficile trovare altra definizione di quella cifra che è un po’ il timbro di tutta la sua avventura artistica, se non chiamandola bellezza. Tutto in Taraski porta lì, frutto di una grazia che scaturisce dalle sue mani e dai suoi colori.

Qualcuno definisce la sua firma arrogante e di cattivo gusto mentre altri la ritengono un’opera nell’opera…

Attraverso un proprio metodo di lavoro, molto legato alla gestualità derivante dalla pratica delle arti marziali, come l’Aikido, filosofie orientali che si sposano perfettamente con il suo modo di essere artista!

(estratti da testi critici sull’opera del M° Giancarlo Taraski)